Terzo articolo della serie dedicata al benessere personale.

Ascoltarsi: un gesto silenzioso e rivoluzionario
Prendersi cura del proprio benessere è un percorso che si costruisce giorno dopo giorno.
Dopo aver riflettuto su cosa significa stare bene e su come la presenza possa aiutarci a ritrovare un contatto più profondo con noi stessi, oggi ci soffermiamo su un aspetto tanto semplice quanto potente: ascoltarsi.
Quante volte andiamo avanti con il pilota automatico? Tra impegni, relazioni, urgenze quotidiane, rischiamo di perdere il contatto con ciò che ci abita: le emozioni, i bisogni, le sensazioni del corpo.
Ascoltarsi non significa concentrarsi solo su di sé in modo egocentrico, ma dare spazio a una parte spesso trascurata: quella che prova, sente, desidera, teme.
È una forma di cura gentile.
È dire a se stessi: “Ti vedo. Sono qui.”
Perché è così difficile ascoltarsi?
Per molte persone, l’ascolto di sé può fare paura.
Emergerebbe forse una stanchezza che non si vuole ammettere, una tristezza rimasta in sottofondo, un bisogno di riposo o di distanza.
Eppure è proprio riconoscendo ciò che c’è – anche se scomodo – che possiamo davvero prenderci cura di noi, in modo autentico.
Ascoltarsi è accogliersi
Un ascolto vero è sempre non giudicante.
Non si tratta di correggere, sistemare, migliorare.
Si tratta di accogliere, di dare voce, di non scappare.
In studio, spesso vedo quanto un gesto di ascolto possa trasformare una sensazione di confusione in uno spazio più calmo, più vivibile.
L’ascolto è una pratica, e come ogni pratica può essere coltivata un po’ alla volta, con rispetto e delicatezza.
📝 Spunto esperienziale: Diario delle piccole voci
Ti propongo un esercizio semplice, da fare la sera o in un momento di quiete.
Ogni giorno, per una settimana, scrivi queste tre cose:
- Un’emozione che ho provato oggi
(anche piccola, anche confusa: va bene così com’è) - Un bisogno che ho sentito
(es. ho bisogno di riposo, di chiarezza, di contatto, di solitudine…) - Una piccola cosa che posso fare domani per prendermi cura di me
Non serve scrivere molto, basta una frase o anche solo una parola.
Questa pratica non ha lo scopo di analizzare, ha lo scopo di riconoscere.
Concludendo
Accorgersi di sé è il primo passo per potersi accompagnare con gentilezza.
Nel rumore della vita quotidiana, concedersi un ascolto vero può diventare un atto rivoluzionario di benessere.
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