Perché consultare uno psicologo?
La risposta più semplice è: per stare bene!

Dallo Psicologo possiamo affrontare ciò che ci preoccupa e non ci rende felici, in vista di un miglioramento sia personale che relazionale.
Chiunque in momenti particolari della propria vita può avvertire una difficoltà, che si può presentare come un disturbo del sonno, problematiche sul lavoro, un malessere personale, conflitti relazionali, ecc., e spesso ci capita di definire i nostri atteggiamenti come “ansiosi” o “depressivi”.
Esprimere le proprie difficoltà e chiedere aiuto per affrontare situazioni stressanti, soprattutto quando ci si accorge che da soli non si trovano più alternative valide al problema, è non solo legittimo ma segno di maturità e coraggio. Ci vuole coraggio per mettersi in discussione e capire cosa non va, mentre è molto più facile rimandare, non pensarci o dare sempre le colpe agli altri.
Troppo spesso ci si limita a “sopravvivere” o a “lasciar correre” ciò che non
va, nella speranza che tutto passi da sé, e ci si dimentica che, al di là del
non soffrire, si può lavorare per stare meglio e riprendere in mano la propria
vita, che può essere ricca e piena di potenzialità.
Un giorno una paziente mi disse: “Non mi è neanche permesso piangere”.
Questa frase mi ha molto colpito perché fa riferimento ad una difficoltà, se non impossibilità, a soffrire.
Apparentemente soffrire non sembra una bella cosa e tutti, soprattutto nella società di oggi, rifuggiamo da qualsiasi occasione di fallimento, delusione o sofferenza generale.
Quando si provano emozioni cosiddette “negative”, che di negativo però hanno ben poco rispetto alla nostra esistenza e alla capacità di far fronte a situazioni stressanti (se non ci fossero, come sapremmo che una certa condizione non ci sta bene e che vorremmo cambiarla?), cerchiamo di eliminarle, di scappare il più velocemente possibile da quelle sensazioni. Eppure…
Eppure il far finta di niente non paga, perché non si riesce comunque a mettere da parte i motivi per cui si soffre, essi ritornano inevitabilmente nella nostra quotidianità, sotto forme diverse, camuffate e ci fanno star male.
A volte capita di mettere da parte i propri bisogni, i propri desideri, a favore dei desideri degli altri, dei loro bisogni e anche delle loro lacrime. Sembra che le sofferenze degli altri siano più grandi rispetto alle nostre e che per questo non abbiamo il diritto di esprimerle. Non è anche questa sofferenza?
“Le mie lacrime vengono rubate, sostituite, superate da quelle di tutti gli altri” continua la paziente.
Da queste parole sembra quasi che siano gli altri ad essere così potenti o ingombranti, da non lasciare spazio. La ragazza si riferisce al fatto che un giorno provò a parlare alla madre di quello che non andava, di come si sentiva, non tanto per avere soluzioni pratiche, ma per sfogarsi e dare spazio alle parole mai dette che ribollivano dentro. La reazione della madre fu invece di grande dispiacere perché avrebbe voluto togliere subito il dolore alla figlia e si sentiva inutile nel non poter fare niente. Così si mise a piangere. Ecco altre lacrime rubate alla figlia, il non permetterle di esserci per quello che è, anche stanca, delusa, arrabbiata, triste, nervosa.
Eppure quello era il suo momento.
La ragazza lo avverte e si chiede: “E io dove sono finita? Vorrei tornare ad avere 18 anni, quando dopo la morte del nonno mi è stato concesso di soffrire per qualche minuto, stesa sul divano con la testa sulle gambe di mamma e le sue mani che mi accarezzano i capelli. Nessuna pretesa, nessuna aspettativa. La sofferenza era palpabile ed era di tutti. Era condivisa, diventava legittima. Il motivo era talmente valido e riconosciuto che lo si poteva fare. E’ molto strano che mi ricordi di questa immagine in un momento così difficile. Eppure è un’immagine che conservo gelosamente da anni”.
Penso che oggi, al di là di ogni aspettativa, sia importante permettersi anche di piangere, inteso anche metaforicamente, come darsi uno spazio e un tempo per parlare di sè e delle proprie questioni. Siamo solo noi infatti che mettiamo davanti gli altri e i loro problemi come più importanti, siamo noi che diamo loro potere.
Riappropriarsi della propria vita sembra un’azione coraggiosa e non ha niente a che fare con il lamento o il piangersi addosso. Chi lo fa, tira fuori la forza necessaria per guardarsi dentro, toccare i propri limiti e le propri debolezze. Ma è proprio questa la strada per uscirne vincenti e vivere una vita piena e più consapevole.
Se vuoi richiedere informazioni puoi chiamare la Psicologa Psicoterapeuta Maura Maria Schiavetta al numero 3381213793.
Puoi prenotare un colloquio psicologico in presenza presso lo Studio di Psicoterapia a Milano, oppure online.
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