“Non ci capiamo mai: come nascono i fraintendimenti in vacanza”

Nell’ideale, le vacanze dovrebbero essere un momento di leggerezza e piacere condiviso. Eppure, molte coppie arrivano in terapia raccontando litigi esplosi proprio sotto l’ombrellone. Perché succede? Uno dei motivi più frequenti è il fraintendimento reciproco. Piccole parole dette in un certo tono, gesti mancati, silenzi pieni: ciò che uno intende non sempre è ciò che l’altro comprende.

– Perché in vacanza ci si fraintende più facilmente?

Durante l’anno i ritmi frenetici e la routine scandiscono le giornate. Nella convivenza quotidiana, spesso ci si parla “per dovere” più che per piacere.

La vacanza rompe questi schemi e ci mette faccia a faccia con una domanda implicita:

“Chi siamo quando non siamo occupati?”

Questo nuovo spazio può creare aspettative implicite non dette, desideri disallineati e comunicazioni più emotive che razionali.

– I tre meccanismi che alimentano i fraintendimenti:

1. Aspettative silenziose

Spesso nelle coppie le aspettative non vengono esplicitate, soprattutto nelle situazioni che “dovrebbero andare da sé”, come le vacanze.

Ognuno parte con un’idea personale di cosa significhi rilassarsi, divertirsi, stare insieme, ma queste idee raramente vengono condivise apertamente.

Lui può desiderare riposo, silenzio, tempo per leggere. Lei può immaginare lunghe passeggiate, confidenze e momenti romantici. Nessuno dei due sbaglia.

Il problema nasce quando si dà per scontato che l’altro sappia o voglia lo stesso, e la delusione si manifesta sotto forma di irritazione o frustrazione.

👉 Approfondimento:

Le aspettative inconsapevoli sono spesso legate a bisogni antichi, che non trovano parole ma solo emozioni. Quando questi bisogni vengono ignorati o non riconosciuti, possono riattivarsi dinamiche relazionali passate (familiari, infantili).

2. Proiezioni emotive

Le vacanze portano con sé un cambiamento di ritmo. Spesso, quando ci si ferma, emergono emozioni che erano rimaste sotto traccia: stanchezza, senso di vuoto, inquietudine.

Invece di riconoscere che provengono da noi, è più facile attribuirle all’altro:

“È colpa tua se non mi sento bene qui”

“Se tu fossi più presente, io sarei felice”

Questi sono esempi di proiezione: un meccanismo inconscio attraverso cui spostiamo sull’altro ciò che non riusciamo a contenere o nominare dentro di noi.

👉 Approfondimento:

Nella relazione di coppia, le proiezioni diventano spesso un “gioco a due” dove ciascuno reagisce a un’immagine interiore dell’altro, piuttosto che alla persona reale. Aiutare le coppie a distinguere tra l’altro reale e il proprio vissuto interno è uno dei compiti più delicati del lavoro clinico.

3. Il “già detto” che non si dice più

Con il tempo, molte coppie entrano in una zona di “mutua conoscenza silenziosa”, dove si presume che non serva più parlarsi davvero.

“Tanto sa come la penso”

“Ci conosciamo da una vita”

Questa convinzione spegne il desiderio e riduce lo spazio per lo scambio autentico. La vacanza, paradossalmente, offre più tempo per parlarsi, ma anche più possibilità di confrontarsi con un’assenza di comunicazione reale.

Le parole nuove, i racconti di sé, le domande genuine sono ciò che tiene viva una relazione.

👉 Approfondimento:

Il linguaggio nella coppia non è solo scambio di informazioni: è nutrimento relazionale. Quando le parole vengono meno, la relazione rischia di “asciugarsi”. Aiutare i partner a riappropriarsi del linguaggio – anche di quello emotivo – può riaccendere la vitalità della relazione.

– Cosa fare per capirsi:

Quando i fraintendimenti si ripetono, è naturale sentirsi frustrati o disillusi. Ma comprendere l’altro non è un “talento”, è un processo relazionale che si può coltivare:

1. Dire le cose prima che scoppino

Molti litigi in vacanza sono il frutto di piccole insoddisfazioni non espresse che si accumulano fino al punto di rottura.

Una frase detta con calma prima che emerga la rabbia può cambiare l’intera giornata:

“Mi piacerebbe se oggi facessimo qualcosa insieme, anche solo una passeggiata.”

Questa semplice frase evita che l’altro debba indovinare i nostri bisogni o sentirsi accusato quando non li ha soddisfatti.

👉 In terapia di coppia, si lavora spesso per aiutare i partner a “legittimare il bisogno” e a non trasformarlo in un attacco. Dire ciò che si desidera non è egoismo, è apertura.

2. Chiedere invece di indovinare

Molti conflitti nascono da un’aspettativa nascosta: “Se mi ami, dovresti capirlo da solo.”

Ma l’amore non rende telepatici, e ogni persona ha un proprio modo di leggere la realtà.

Domande semplici ma autentiche come:

“Hai voglia di raccontarmi cosa desideri da questa vacanza?”

oppure

“Come posso farti sentire più tranquillo/a oggi?”

sono strumenti potenti. Aprono spazi di dialogo, invece di aspettare o pretendere.

👉 Queste domande non servono solo a “organizzare meglio le giornate”, ma a creare un clima in cui entrambi si sentano ascoltati, riconosciuti, visti.

3. Ascoltare senza correggere

Spesso, quando il partner esprime un disagio, si tende a reagire con frasi del tipo:

“Non è vero che faccio così!”

“Stai esagerando.”

“Anche tu però…”

Queste risposte chiudono il dialogo. Ascoltare senza difendersi né correggere permette all’altro di sentirsi accolto.

Può essere difficile, ma è un gesto relazionale potente: si sceglie di fare spazio all’altro anche quando ciò che dice ci punge o ci destabilizza.

👉 Un ascolto “buono” non significa essere d’accordo con tutto, ma restare presenti. In terapia, questo è spesso il primo passo verso un nuovo linguaggio condiviso.

💡 Suggerimento finale

Prima di partire o in un momento tranquillo, potreste porvi a vicenda questa domanda:

“Cosa potrei fare durante questa vacanza per farti sentire più sereno/a con me?”

È un invito alla cura reciproca, che apre possibilità invece di irrigidirsi nelle differenze.

👉 Se desideri approfondire, puoi contattarmi per un primo colloquio.

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