Il rischio di sviluppare depressione post-partum è del 10-20% delle neo-mamme nei primi 6 mesi dopo il parto, ma i sintomi possono continuare fino a 1 o 2 anni di vita del bambino, se non viene trattata.
I sintomi, che compaiono principalmente nel 4°-5° mese dopo il parto, sono:
- disturbi del sonno e dell’appetito
- iperattività motoria o letargia
- affaticabilità o mancanza di energia
- sensi di colpa
- bassa autostima
- sentimenti di impotenza
- ridotta capacità di pensare o di concentrarsi
- pensieri ricorrenti di morte.
Le donne che soffrono di questo disturbo vivono anche stati di ansia, la sensazione di essere inadeguate come mamme e una forte preoccupazione riguardo alla salute, alla nutrizione e al sonno dei bambini.
Nelle forme più gravi, possono manifestare sentimenti eccessivi e persino deliranti rispetto al sentirsi inutili e incapaci o al pensiero di poter danneggiare il proprio bambino. Se non riconosciuti e trattati, questi sintomi possono portare a situazioni drammatiche di danno al bambino o gesti di autolesione.
Quali sono le conseguenze della depressione post-partum sul bambino?
Se non viene trattata, la depressione post-partum può avere conseguenze negative sia sulla salute della madre sia sul bambino, ma anche sull’intera famiglia perché influenza tutti i membri e può portare a problemi e conflitti coniugali.
Se consideriamo le conseguenze sul bambino, diversi studi scientifici hanno evidenziato che esistono conseguenze a breve e a lungo termine, tra cui:
- influenza sul legame madre-bambino
- ritardo nella crescita
- impatto sullo sviluppo emotivo e cognitivo, in particolare nel suo primo anno di vita
- aumento del rischio di sviluppare disregolazione emotiva
- deficit nel sistema empatico da bambini
- impatto sullo sviluppo comportamentale
- maggior rischio di sviluppare quadri psicopatologici da adulti
La depressione materna è quindi considerata un fattore di rischio per lo sviluppo psicologico e comportamentale del bambino.
Quali sono le conseguenze della depressione post-partum sulla mamma?
Se non viene trattata, c’è un rischio significativo che la depressione diventi cronica: a un anno dal parto circa un terzo delle donne ne soffre ancora, e c’è un rischio del 40% di avere delle ricadute successive e indipendenti da nuove gravidanze.
È molto importante che la donna si prenda cura della propria salute psicologica e che affronti il suo stato emotivo, se dopo il parto emergono i sintomi descritti in precedenza. È necessario che le donne siano innanzitutto informate circa i sintomi, le conseguenze e la cura della depressione post-partum, perchè possano riconoscere quanto sta loro accadendo. Infatti, può essere difficile diagnosticare la depressione perché i sintomi, che sono comuni allo stato d’animo di moltissime neo-mamme, sono frequentemente sottovalutati e trascurati. Le donne finiscono per non chiedere aiuto, sia per la mancanza di energie e motivazione, sia perchè gran parte dell’attenzione dopo il parto è rivolta al bambino.
Per valutare il rischio di sviluppare depressione utilizzo due test psicologici:
- la scala ANRQ (Austin et al, 2013), uno strumento di screening dei fattori di rischio psicosociali da applicare nel periodo precedente al parto
- la scala EPDS (Cox et al. 1987) per valutare l’andamento nel tempo del rischio di sviluppare depressione post-partum, da compilare in tre occasioni: prima del parto, nel periodo immediatamente successivo e nel puerperio. La scala EDPS è un test di screening diffuso a livello internazionale, validato e tradotto in molte lingue.
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